Beccadelli Antonio
Bologna, 1718-1803
Si formò a Bologna e si rivelò uno dei più intelligenti interpreti della pittura di Giuseppe Maria Crespi nella seconda metà del Settecento, dedicandosi soprattutto alla pittura di genere e ai soggetti di vita quotidiana, sulle tracce dei modelli del celebre pittore (Cappuccini in viaggio con animali, Scene di elemosina, Ritratti di mendicanti, Teste di carattere). Accordò inoltre i suoi suggerimenti con gli esiti che il suo insegnamento aveva prodotto nel Veneto in artisti attenti alla tematica di genere e alla rappresentazione di episodi di vita quotidiana nella società del tempo, quali Giovanni Battista Piazzetta e soprattutto Pietro Longhi. Con il passare degli anni andò riducendo la sua attività di pittore dedicandosi sempre più al commercio di opere d'arte e all'attività di restauratore, senza tuttavia disattendere gli impegni assunti negli organismi dell'Accademia Clementina di Bologna. Dipinti di Antonio Beccadelli si trovano soprattutto nelle collezioni private; ma hanno fatto apparizione anche nelle pubbliche pinacoteche, ad esempio nelle raccolte civiche di palazzo Tozzoni, a Imola, dove sono conservati sette tele provenienti dalla settecentesca collezioni Pighini, ma anche nella Pinacoteca dell'Accademia Carrara di Bergamo e nella Pinacoteca Nazionale di Bologna (per deposito del Collegio dei Fiamminghi). È operazione peculiare del pittore quella di coniugare il naturalismo di Crespi con gli spunti inventivi offerti dalla tradizione fiamminga e olandese; un incontro sollecitato dal mutamento di gusto della clientela settentrionale, tempestivamente avvertito dall'artista. L'abbinamento più pertinente sollecitato da questo dipinto è con l'analoga scena di pittoresco convito nel dipinto del Collegio dei Fiamminghi, con lo scherzo all'ubriaco addormentato sullo sfondo crespiano di un muro macchiato, segnato diagonalmente dall'ombra.