Storia

La storia della Cassa di Risparmio di Cesena ebbe inizio nel 1841 per iniziativa di 105 privati cittadini, che diedero vita all'istituto con lo scopo di favorire il piccolo risparmio, di consentire l'accesso al credito anche agli strati più poveri della popolazione e di sovvenzionare le attività economiche. I soci non avevano diritti sugli utili della Banca che, per la parte non accantonata a riserva per rafforzarne il patrimonio, erano destinati a opere di pubblica utilità e di beneficenza.
Iniziava la storia di un'azienda bancaria la cui presenza avrebbe poi grandemente contribuito a mutare in profondità il quadro economico e sociale del territorio cesenate - non soltanto del Comune capoluogo ma anche di tutti i centri minori che appartengono al comprensorio - agendo da propulsore delle forze produttive locali.
La Banca ha conosciuto il suo maggiore sviluppo a partire dagli anni '50 del XX secolo, contribuendo in modo determinante allo sviluppo economico del Territorio di riferimento.
Con la riforma del sistema bancario approvata nel 1990, le banche pubbliche hanno realizzato operazioni di ristrutturazione aziendale da cui sono sorte società per azioni operative nel settore del credito.
La Cassa di Risparmio di Cesena, fra le prime di Italia, ha attuato tale processo; il relativo progetto, approvato il 30 ottobre 1991, è stato attuato con le seguenti operazioni:
- conferimento, da parte dell'ente creditizio, dell'intera azienda bancaria a una nuova società per azioni, costituita allo scopo e denominata "Cassa di Risparmio di Cesena S.p.A.", deputata a continuare l'attività propriamente bancaria;
- ridefinizione dell'oggetto sociale e dell'organizzazione dell'ente conferente, in capo al quale sono stati mantenuti alcuni cespiti patrimoniali e la Biblioteca giuridico-economica " Ghirotti".
Dalle operazioni sono quindi scaturiti due soggetti, che hanno iniziato la propria operatività dal 1° gennaio 1992:
- la "Fondazione Cassa di Risparmio di Cesena", persona giuridica privata dotata di piena autonomia statutaria e gestionale, quale continuazione dell'Ente originario;
- la nuova società per azioni bancaria "Cassa di Risparmio di Cesena S.p.A.", al tempo interamente partecipata dalla Fondazione.
Negli anni successivi la Fondazione, esercitando la propria veste di azionista di controllo, ha favorito l'apertura del capitale sociale della Banca ai privati e forme di aggregazione locale che hanno portato, alla fine degli anni '90 del secolo scorso, alla formazione del gruppo bancario Unibanca, di cui facevano parte la Cassa di Risparmio di Cesena e la Banca di Romagna (nata dalla fusione fra le casse di Lugo e di Faenza).
Per più motivi il gruppo non è poi cresciuto con l'adesione di altre banche locali e, fra il 2010 e il 2013, le società bancarie che ne facevano parte sono state fuse nella Cassa di Risparmio di Cesena.
La Fondazione ha sempre investito la maggior parte del suo patrimonio nella Cassa di Risparmio, in quanto banca locale profondamente radicata nel Territorio. Attraverso questa partecipazione, pur senza ingerirsi nella gestione della Banca, la Fondazione ha ritenuto di perseguire l'obiettivo di contribuire alla promozione dello sviluppo economico della collettività cui si indirizza la sua azione.
La gravissima crisi che, nel 2016, ha investito per diversi motivi la Cassa di Risparmio, portando dapprima all'ingresso nel suo capitale del Fondo Interbancario di Tutela dei depositi e poi alla cessione del controllo e all'incorporazione in Crédit Agricole Cariparma, ha avuto come conseguenza anche la perdita di valore delle azioni detenute dalla Fondazione.
Per fare fronte al forte decremento del proprio patrimonio ed estinguere le esposizioni debitorie, nel corso dei due anni successivi la Fondazione ha attuato una rigida politica di riduzione dei costi, ha venduto alcuni cespiti immobiliari e, prima della fusione fra le due banche, ha ceduto tutte le azioni Cassa di Risparmio a Crédit Agricole Cariparma.
Oggi la Fondazione non detiene più azioni di società bancarie; gli investimenti del suo residuo patrimonio rispondono a criteri di diversificazione e di contenimento del rischio.
Il forte ridimensionamento del patrimonio e i rendimenti contenuti ottenibili dagli investimenti finanziari non consentono e non consentiranno più di disporre delle risorse di anni passati da distribuire a beneficio del Territorio; tuttavia, pur in termini quantitativi necessariamente ridotti, la Fondazione continuerà a svolgere un ruolo nei settori di intervento, con particolare attenzione all'ambito sociale.