BRAVIN (BANCO SOLIDARIETÀ): “LA POVERTÀ HA MOLTE FACCE”

Da vent’anni in prima linea a fianco delle famiglie in stato di bisogno, a cui assicura consegne periodiche di generi alimentari e beni di prima necessità, anche grazie al contributo della Fondazione Carisp Cesena, il Banco di Solidarietà di Cesena ora allarga il suo impegno con un progetto volto a contrastare la povertà educativa.

A spiegare le ragioni di questa decisione è Pier Paolo Bravin, consigliere dell’associazione.

“La scelta è una diretta conseguenza delle visite domiciliari compiute dai nostri volontari: quando vanno nelle case, spesso incontrano ragazzini poco seguiti sia da un punto di vista materiale che relazionale. Situazioni che destano preoccupazione, perché siamo convinti che l’educazione sia fondamentale per uscire dal gorgo della povertà. Per questo abbiamo sentito la spinta a mettere a punto interventi per stimolare questi ragazzi e affiancarli nel percorso di crescita. Così abbiamo avviato una collaborazione con l’associazione La Comitiva, che da tanti anni offre sostegno a studenti, e abbiamo cominciato a indirizzare a questa associazione i ragazzi che abbiamo intercettato con la nostra attività, sapendo che potranno contare su un ‘tutor’ attento alle loro necessità. Inoltre, il Banco mette a disposizione buoni spesa per l’acquisto di materiale didattico, libri, ecc. Al momento sono una decina i ragazzi seguiti”.

Ma il Banco di Solidarietà guarda a tutti i ragazzi, puntando al loro coinvolgimento nella vostra attività. Qual è la risposta?

“È vero, con Donacibo, la nostra storica colletta alimentare, abbiamo scelto di rendere i gli studenti protagonisti, organizzando incontri nelle scuole con i nostri volontari per favorire il coinvolgimento. Da sottolineare, fra l’altro, che il progetto Donacibo è inserito nella programmazione didattica presentata all’Ufficio Scolastico Regionale e coinvolge un altissimo numero di scuole: in tutta la provincia sono una novantina, anche grazie alla sensibilità di tanti dirigenti scolastici. Da parte dei ragazzi, poi, l’adesione è sempre entusiasta: alcune classi si organizzano per fare la spesa tutti insieme, altre raccolgono prodotti portati da casa. Non è solo una questione di quantità, ma di qualità dell’impegno. I giovani si dimostrano sempre attenti e disponibili quando incontrano esempi concreti. Non a caso, in questi anni abbiamo maturato collaborazioni importanti con varie scuole e altre realtà educative, anche grazie alla collaborazione degli educatori. Così ci sono ragazzi che partecipano alla preparazione dei pacchi che, ogni quindici giorni, consegniamo. Un bel segno, che ci fa sperare bene anche per il ricambio generazionale”.

Quanti sono i nuclei familiari che beneficiano dei vostri pacchi? Sono cambiate nel corso del tempo le loro caratteristiche?

“Al momento seguiamo circa 120 famiglie, con un turn over annuale che si attesta intorno al 10%. In passato le situazioni di disagio si riscontravano soprattutto fra precari e stagionali, oggi sono sempre di più anche i lavoratori con contratto stabile, che però faticano ad arrivare alla fine del mese. Ad acuire questa condizione di difficoltà l’assenza di una rete di relazioni: quando la famiglia è sola ad affrontare gli ostacoli, è più facile che cada”.