IVAN BARTOLETTI STELLA (CARITAS DIOCESANA): “I BISOGNI CRESCONO E CAMBIANO”

Punta inesorabilmente verso l’alto il diagramma dei bisogni a Cesena. A confermarlo la Caritas Diocesana di Cesena - Sarsina, da sempre in prima linea nell’aiutare le persone in difficoltà con interventi di vario tipo, dalla mensa, che quotidianamente mette a tavola una quarantina di persone, al ricovero notturno per i senza fissa dimora, con 12 posti letto nei locali del Vescovado, senza dimenticare gli aiuti economici a chi non ha risorse sufficienti per affrontare il costo della vita, dai generi alimentari alle spese mediche, dalle bollette all’affitto.

Un impegno importante, anche da un punto di vista economico, perché se è vero che i volontari sono la spina dorsale delle varie attività portate avanti, senza le necessarie risorse molti interventi sarebbero impossibili.

Di fronte a questo quadro, da diversi anni la Fondazione Casa di Risparmio di Cesena supporta la Caritas Diocesana in vario modo. Nel 2017 è stato costituito il Fondo di solidarietà, gestito insieme all’organismo pastorale e rifinanziato ogni anno, con l’obiettivo di sostenere persone e famiglie disagiate contribuendo al pagamento delle utenze. Parallelamente prosegue il sostegno all’attività della mensa di via don Minzoni. Complessivamente la Fondazione sostiene la Caritas con un importo di circa 50.000 euro annui.

“Nel 2024, grazie ai 20mila euro di contributo del Fondo Carisp integrato da un avanzo dell’anno precedente – racconta il direttore della Caritas Diocesana Ivan Bartoletti Stella – abbiamo erogato aiuti per quasi 31mila euro: ne hanno beneficiato poco meno di 90 famiglie del territorio che così hanno potuto pagare le bollette. Si tratta di un problema non da poco, che si sta acuendo con l’aumento del prezzo di gas ed energia elettrica. Ma, se possibile, è ancor più pesante il problema della casa. Trovare un alloggio libero è un’impresa, anche se sappiamo che ci sono molti appartamenti sfitti, e il costo medio degli affitti è alto. Non a caso, da un paio d’anni come Caritas abbiamo istituito un fondo di solidarietà straordinario, di cui il 50 per cento è servito per situazioni di bisogno relative al pagamento degli affitti e altre spese per la casa. Di fronte a questa situazione abbiamo proposto alla Fondazione di valutare la possibilità di destinare parte del suo fondo (finora usato solo per le utenze) anche per questo tipo di bisogno”.

Fra le vostre attività c’è anche la gestione della mensa di via Don Minzoni. Com’è la situazione?

“Si tratta di un servizio costoso, anche perché possiamo preparare direttamente un numero limitato di pasti nella nostra cucina, e la parte restate viene acquistata da un servizio di ristorazione. L’apporto costante della Fondazione, che anche per il 2025 ci ha riconosciuto un contributo di 20mila euro, è fondamentale, e per questo la ringraziamo. Ma le risorse necessarie sono maggiori: ecco perché quest’anno arriverà anche il sostegno della Quaresima di carità”.

Chi sono i frequentatori della mensa?

“Negli ultimi tempi i numeri sono aumentati: prima accoglievamo circa 30 persone al giorno, oggi sono una quarantina. Ed è cambiata anche la composizione dell’utenza: è cresciuto il numero degli italiani e si è abbassata l’età, con una maggiore incidenza dei trenta-quarantenni.

Come sono cambiati i bisogni nel corso degli anni?

La tendenza che vediamo fra gli utenti della mensa si riscontra in tutto il nostro lavoro: fino a qualche anno fa la maggior parte delle persone assistite – almeno i due terzi - erano immigrati. Adesso il 50% di quelli che si rivolgono a noi sono nostri connazionali. E per la maggior parte di loro il problema più grave è quello della casa”.

Come spiega questa tendenza? È colpa della mancanza di lavoro?

“Il problema del lavoro c’è, e le difficoltà non riguardano solo i disoccupati, ma anche i lavoratori precari. Ma i casi di disagio sono molti e diversi, penso ad esempio a tanti che fanno i conti con forme più o meno gravi di disagio psichico”.

State lavorando anche su qualche altro tipo di bisogno?

“Guardiamo con molta attenzione al problema della povertà educativa e alla fragilità dei più giovani. A questo proposito abbiamo pensato a un progetto nelle scuole con laboratori rivolti ai ragazzi per portare loro un messaggio di speranza e far capire che le difficoltà possono anche trasformarsi in risorse”.